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Kennedy, John Fitzgerald.

Trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d'America. Appartenente a una facoltosa famiglia cattolica di Boston (le sue fortune erano state notevolmente accresciute dal padre Joseph), di origine irlandese, frequentò a Londra la School of Economics (1935), passando poi all'università di Harvard (1936) nella quale nel 1940 conseguì la laurea in Scienze politiche. Col libro Why England Slept (1940, Perché l'Inghilterra dormiva), in cui prese in esame l'impreparazione della Gran Bretagna alla vigilia della seconda guerra mondiale, ebbe inizio la sua attività saggistico-politica. Arruolatosi nella marina militare nel settembre 1941, rimase ferito nel 1943 quando la sua unità fu affondata dai giapponesi e per il valore dimostrato fu insignito di un'alta decorazione. In seguito, svolse attività giornalistica, affiancandola a quella politica. Eletto nel 1946 alla Camera dei deputati per il Partito democratico, fu rieletto nel 1948 e nel 1950. Nel 1952 fu nominato senatore. Nel 1954 pubblicò il libro Profiles in courage (Profili di coraggio) che gli valse il premio Pulitzer. Per quanto prudente durante il periodo maccartista, in cui ogni posizione eterodossa, rispetto al clima di "guerra fredda", poteva attirare sospetti di collusione col comunismo, non mancò tuttavia di distinguersi, insistendo soprattutto sui temi della sicurezza sociale e dei diritti sindacali. A mano a mano che il clima di guerra fredda andava facendosi meno rigido, aumentò di intensità la sua critica contro l'immobilismo dell'amministrazione repubblicana alla quale egli contrapponeva un programma politico basato sull'intervento attivo nei Paesi del Terzo Mondo, battendosi contemporaneamente per un rinnovamento delle strutture sociali e politiche degli Stati Uniti e in particolare per l'allargamento dei diritti civili alla popolazione di colore. Candidato democratico alle elezioni presidenziali del novembre 1960, svolse una campagna elettorale all'insegna del rinnovamento e, anche grazie alla massiccia macchina organizzativa e propagandistica su cui poté contare, superò l'handicap della giovane età e il fatto di appartenere alla minoranza cattolica, riuscendo a battere di stretta misura il candidato repubblicano R. Nixon. Presentatosi all'insegna della sfida al conservatorismo, K. introdusse sin dal discorso d'investitura uno stile nuovo e una tensione morale che rinanimò la fiducia del Paese logorato dagli insuccessi dell'amministrazione Eisenhower. Non fu però facile al nuovo presidente e all'équipe di giovani studiosi radicali che collaboravano con lui procedere sulla strada del rinnovamento, data l'opposizione della maggioranza del Congresso rappresentata da repubblicani e da democratici di tendenza conservatrice che, di volta in volta, bocciavano le più incisive proposte presidenziali. In politica estera, K. seguì la via della distensione con l'Unione Sovietica. Non mancarono tuttavia contraddizioni che si mostrarono con particolare evidenza nel tentativo di abbattere il castrismo con la forza delle armi; lo sbarco nella Baia dei Porci dell'aprile 1961 fece crescere la tensione con l'Unione Sovietica sino alla crisi del 1962 che portò i due Paesi al limite della guerra. Altrettanto contraddittoria, rispetto alla linea politica distensiva, fu l'escalation nel Vietnam, iniziata con la creazione del Comitato per l'assistenza militare al Vietnam nel febbraio 1962. La politica di aiuti ai Paesi del Terzo Mondo ebbe come sua massima realizzazione l'Alleanza per il Progresso, ma quello che era stato presentato come un grandioso piano per soddisfare le esigenze fondamentali di libertà e di sviluppo dei popoli latino-americani, non uscì in sostanza dai consueti schemi della penetrazione economica statunitense. L'unico grande passo verso la distensione si ebbe con la firma del trattato contro gli esperimenti nucleari. K. morì assassinato durante una visita a Dallas, nel Texas, vittima di un attentato sul quale non si riuscì mai a fare piena luce (Brookline, Boston 1917 - Dallas, Texas 1963).
Un primo piano di John Fitzgerald Kennedy